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“Problem solving” in mare: la lezione di Michel Desjoyeaux

– 4 Aprile 2024 – Vita a bordo

Vita a bordo

“Problem solving” in mare: la lezione di Michel Desjoyeaux

Per gestire e risolvere un problema quando si è in mare a volte la conoscenza non basta. Serve un approccio analitico e creativo che si può allenare e migliorare. Come insegna il grande navigatore francese Michel Desjoyeaux, detto “Le Professeur”.

Andare per mare significa essere autonomi e imparare a gestire da soli situazioni diverse, a volte le più disparate. Soprattutto quando sorge un problema, può essere di aiuto avere esperienza, conoscenze specifiche e molta manualità. A bordo ci sono tante attrezzature, strumenti, impianti di ogni tipo. Bisognerebbe saperne di meccanica, elettronica, elettricità, idraulica per stare tranquilli.

Il fattore più importante per riuscire a cavarsela in ogni situazione quando si naviga tuttavia è quello mentale, l’approccio al problema e la capacità di trovare una via di fuga. Magari non la più efficace, ma quella più giusta in quel preciso momento. Questo perché molte volte il problema non è il vaglio delle conoscenze di cui si dispone, non è la ricerca di informazioni di cui ci si possa fidare. Spesso il problema è proprio l’assenza di conoscenze, la mancanza di una soluzione a un determinato problema.

Leggi anche: Ormeggiare la barca è questione di tecnica e sangue freddo

L’approccio analitico e geniale di Desjoyeaux

Una grande lezione su come affrontare e risolvere i problemi in mare, anche estremi, arriva da un navigatore di razza come Michel Desjoyeaux, vincitore tra le altre cose di ben due Vendée Globe. Non è un caso che i francesi appassionati di vela, regate di altura e giri del mondo in solitario lo abbiano soprannominato “Le Professeur” per il suo approccio analitico e intelligente alla vita. Desjoyeaux ci fa capire come il tipo di pensiero votato al “problem solving” si può imparare, praticare e soprattutto si può migliorare.

Durante l’edizione 2000/2001 del Vendée Globe Michel Desjoyeaux con il suo “Prb” si trova in pieno oceano Pacifico sulla rotta per scapolare Capo Horn. È la vigilia di Capodanno, quando nel pomeriggio vuole accendere il motore della barca per ricaricare le batterie di bordo. Purtroppo però quando preme il pulsante di avviamento, non succede niente. Il motore non si accende. Il giorno prima durante l’ultima accensione del propulsore aveva sentito un brutto rumore, ma sul momento non ci aveva fatto troppo caso. Ora invece il problema è lì davanti a lui, in tutta la sua evidenza.

Michel Desjoyeaux

Il motorino di avviamento è fuori uso

Decide per prima cosa di smontare il motorino di avviamento del motore per capire perché non si accende. Quando lo apre, scopre che tutte le spazzole si sono sbriciolate, sono da buttare e a bordo non ha il pezzo di ricambio. Il motore a bordo della barca è della Yanmar. Il velista contatta quindi l’azienda e gli spiegano che quel problema capita una volta su un milione forse, ma non avendo il ricambio purtroppo non c’è soluzione.

Per chiunque quella risposta sarebbe stata la fine. Ma non per “Le Professeur”. Le regole del Vendée Globe sono severe: non è assolutamente consentita l’assistenza fisica, quindi per il navigatore fermarsi a prendere i pezzi di ricambio avrebbe significato essere fuori gara. Deve trovare un’altra soluzione.

Fin da bambino nel cantiere di papà

Michel Desjoyeaux non è un velista qualunque. È cresciuto nel cantiere navale dei suoi genitori a Concarneau, in Bretagna e la vela è stata la sua vita fin dall’inizio. La sua casa era collegata al cantiere e quello era il suo svago quando era appena un ragazzino. È difficile immaginare un background migliore per familiarizzare con l’ingegneria navale. In seguito a soli 20 anni partecipa alla sua prima regata intorno al mondo come equipaggio del leggendario Éric Tabarly e seguendo poi quell’icona della storia della vela con una serie di risultati eccezionali.

Con il motorino di avviamento del motore fuori uso decide quindi di spegnere tutta l’elettronica di bordo che non è utile: display, computer, connessione satellitare.  Rimane acceso solo l’autopilota con la bussola e il pannello solare. Del resto è in Pacifico e attorno a lui c’è il nulla. Ma l’energia gli serve, per l’autopilota, ma anche per il dissalatore e le comunicazioni. Non può fermarsi e deve assolutamente risolvere il problema.

Michel Desjoyeaux

Riformulare il problema

Il motorino di avviamento è fuori uso, quindi Desjoyeaux si impone di guardare il problema da un altro punto di vista. Può avviare il motore senza motorino di avviamento? La barca ha un secondo alternatore, un dispositivo che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica per caricare la batteria.

Nella parte anteriore del motore c’è una grande puleggia aggiuntiva con i due alternatori orizzontali, uno per lato. La sua prima azione è quindi quella di rimuovere la cinghia di un alternatore e praticare un foro per inserire una vite e fissare un occhiello alla puleggia dell’alternatore. In questo modo può fissare una cima alla carrucola. La sua idea è quella di provare ad avviare il motore come avviene nel caso di un tosaerba o di un fuoribordo. Una volta portata la cima dall’interno dell’imbarcazione sul ponte, può provare a sfruttare il vantaggio meccanico dei winch per aiutarsi a tirarla.

Michel Desjoyeaux

Avviamento a freddo, sfida impossibile

Quando prova a girare il verricello, tuttavia capisce che non è in grado di tirare abbastanza a lungo e con forza per fare partire il motore della barca. Fa freddo, la temperatura è tra zero e 5°C, quindi non è molto facile per un motore diesel avviarsi. E non ha abbastanza batteria per preriscaldare il propulsore. Sui vecchi diesel in genere c’è una leva di decompressione che riduce la pressione nel motore, in modo che sia più facile farlo girare e consentire l’avviamento manuale con una manovella. Ma quello installato su “Prb” è un motore più nuovo e non ha questo accorgimento.

Gli viene quindi l’dea di svitare di poco gli iniettori per avere la ridurre la pressione e accendere il motore quando il motore comprime il gasolio.

 

Idea: perché non fruttare il vento?

Si rende conto che il carico per far girare il motore e cercare di avviarlo non è molto elevato. Sono circa 200, massimo 300 chilogrammi. Il verricello da solo non basta. E qui arriva il colpo di genio: può sfruttare la potenza delle vele piene di vento. Scarta l’ipotesi del genoa, troppo piccolo e del gennaker, troppo delicato. Quindi opta per la randa. Prepara un circuito per la cima fissata e avvolta con 5 spire alla puleggia dell’alternatore e la fa passare fino al boma della randa.

Quando prova ad accendere in questo modo il motore, parte al primo colpo. È incredibile. Può continuare la regata e addirittura va a vincere sul traguardo. La sua è stata una soluzione esemplare che in seguito è stata utilizzata di nuovo da Sébastien Destremau nel 2016 e probabilmente anche da altri solitari.

Michel Desjoyeaux
Photo Credits: Jean-Marie Liot/Lumibird

Pensiero creativo: problemi veri e apparenti

Michel Desjoyeaux aveva un problema difficile da risolvere, il motorino di avviamento fuori uso, ma è stato costretto a concentrarsi sul problema reale, sul vero obiettivo, ossia l’avviamento del motore della barca. Il motorino di avviamento rotto era solo un problema apparente. Per risolvere quello non c’era soluzione, ma poco importava. A lui serviva accendere il motore in un altro modo e cercare la soluzione per quell’altro problema.

Certamente la totale assenza di altre opzioni lo ha aiutato, motivandolo e forzandolo a essere creativo. Ma questo episodio rimane a distanza di anni un grande esempio di “problem solving”. Non sempre il problema che abbiamo davanti è quello che dobbiamo risolvere.

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