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A cosa serve la chiglia e come influenza la nostra crociera

– 11 Luglio 2022 – Tipi di barche

Tipi di barche

A cosa serve la chiglia e come influenza la nostra crociera

Quando si tratta di scegliere una barca a vela per la crociera, è facile rimanere impantanati nei dettagli, come ad esempio il numero di cabine, il tipo di layout e il numero di ore di funzionamento del motore. Ma ci sono elementi fondamentali molto più importanti che possono avere un grande impatto sulla vostra vita in barca. Tra questi ultimi c’è la chiglia che insieme al timone influenza il comportamento dell’imbarcazione in mare. Tutto, dal movimento in mare, alla facilità di governo, alla gestione dell’eventuale incaglio, fino al comportamento in condizioni di forte vento, dipende dalla forma di questo componente.

E non date per scontato che i progettisti di barche vi guardino le spalle. Hanno altre esigenze da bilanciare, come lo spazio interno e i costi di produzione. Vediamo quindi quali sono le possibilità di scelta per quanto riguarda la chiglia delle barche a vela e cosa si adatta meglio alle esigenze del velista medio.

Leggi anche: Consigli agli skipper neofiti in navigazione e all’ormeggio

Chiglia

Cos’è la chiglia e a cosa serve

La chiglia è uno degli elementi costitutivi della barca vela, ma con questo termine spesso vengono indicati elementi anche molto diversi l’uno dall’altro. Nella sua forma più basica è la parte inferiore dello scafo di una barca e, nello specifico, la trave o barra che corre per tutta la lunghezza della carena, formando la spina dorsale della carena della barca, da prua a poppa. Nei semplici scafi a legno, di fatto, questa appendice è la trave in legno che corre da prora a poppa, accompagnata spesso da una sotto chiglia.

L’evoluzione della chiglia nella storia

Per migliorare la navigazione nel corso della storia le chiglie delle barche a vela hanno assunto diverse configurazioni. In origine questo elemento aveva solo il compito di dare struttura allo scafo. Dopodiché ha cominciato a incrementare la stabilità alla barca, nonché a dare resistenza laterale e contenere la zavorra. Un’imbarcazione, di per sé, è un oggetto che galleggia sull’acqua con una parte minima sommersa. Quindi la stabilità della barca stessa, vista la forza esercitata potenzialmente sulle vele, può essere facilmente compromessa. Da qui la necessità di una chiglia per compensare le forze superiori, offrendo stabilità dal basso.

Negli ultimi decenni lo sviluppo di chiglie, derive e zavorre è stato continuo: la chiglia lunga, solida e tipica delle barche storiche, è stata abbandonata e grandi innovazioni si sono susseguite, partendo soprattutto dall’universo delle regate per poi propagarsi in quello delle crociere. Questo perché una chiglia azzeccata, oltre a rendere una barca più veloce, permette anche di avere un mezzo più stabile, con un momento raddrizzante maggiore, nonché con una più accentuata immobilità una volta all’ancora.

Chiglia

Non confondete la chiglia con la deriva

Spesso i neofiti confondono la chiglia con la deriva. La chiglia, però, è un elemento fisso, mentre la deriva è un elemento mobile, una sorta di pinna che può assumere posizioni diverse. Sta proprio qui la particolarità delle derive, che possono essere ritratte all’interno dello scafo al momento opportuno per ridurre il pescaggio o magari per rendere più facile il trasporto su carrello.

Le tipologie di deriva sono essenzialmente due, in base al loro meccanismo di movimentazione. Ci sono le derive basculanti, le quali, essendo fissate a un perno, possono ruotare su di esso, grazie all’azione di apposite cime. Poi ci sono le derive a baionetta, anche dette “a ghigliottina”, che non ruotano, ma si alzano in verticale proprio come una ghigliottina, mutando la loro altezza in base alla necessità.

Chiglia

Le diverse tipologie di chiglia

Chiglia lunga

La chiglia lunga è quella classica, storica, che con la sua forma allungata e poco profonda va da prua a poppa. Presente in tutte le barche più datate, è stata messa da parte negli ultimi decenni. La chiglia lunga offre un’alta stabilità alla barca a vela quando questa acquista velocità. È quindi un’ottima alleata per chi segue una rotta continua che non necessita di correzioni, coloro che navigano in solitario o equipaggio ridotto. Vista la superficie e il peso, però, non ha una grande manovrabilità: modificare la rotta è più difficile e i cambi di direzione richiedono un raggio considerevole. Questo può essere un problema per esempio in porto, in particolare in caso di retromarcia. Tuttavia la chiglia lunga, essendo poco profonda, comporta un pescaggio più contenuto che si trasforma in vantaggio in prossimità della costa e soprattutto in porto.

Chiglia trapezoidale

Oggi a dominare è la chiglia corta, in tutte le sue forme. Tra le più diffuse negli ultimi decenni, in particolar modo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, c’è la chiglia trapezoidale, caratterizzata per l’appunto dalla forma particolare e dal pescaggio medio. Questa chiglia viene chiamata anche “a pinna” e offre una manovrabilità maggiore rispetto alla chiglia lunga. Il principale difetto della chiglia trapezoidale è quello di tutte le chiglie corte, ovvero quello di sporgere in modo netto dallo scafo. In questo modo aumenta il pescaggio e ovviamente anche il rischio di rotture.

Chiglia a L

Estremamente utilizzata sulle barche a vela moderne e su soprattutto su quelle da regata, la chiglia a L presenta un pescaggio medio profondo, ma più accentuato rispetto a quello della chiglia trapezoidale.

Chiglia a T

La chiglia a T è il passaggio successivo: si tratta di una chiglia molto profonda, usata soprattutto per le barche da regata o comunque per barche a vela da cui si pretendono grandi prestazioni. Indubbiamente si tratta di una chiglia fragile, distante mille miglia dalla sicurezza di una chiglia lunga, la quale però dalla sua può vantare una grande portanza, un alto momento raddrizzante, nonché, in generale, le migliori performance. Ovviamente, però, si tratta di una chiglia che aumenta di parecchio il pescaggio, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.

Doppia chiglia

Con la chiglia doppia ci spostiamo dal concetto di chiglia come asse centrale che attraversa lo scafo da prora a poppa, per avere invece due chiglie laterali, poco profonde, una a dritta e l’altra a sinistra dell’asse centrale. Usate soprattutto su barche a vela di dimensioni ridotte, non possono essere efficienti come le altre chiglie corte viste sopra per ridurre la deriva.

Le variabili da tenere in considerazione per definire i vari tipi di chiglia non sono però tutte qui: si dovrebbe prendere in considerazione anche il bulbo, ovvero il peso applicato in fondo all’appendice della chiglia, così da rendere più stabile una barca senza per questo andare ad aumentare ulteriormente il suo pescaggio.

Chiglia

Anche il materiale di costruzione della chiglia conta

C’è poi da esaminare un altro fattore importante, il materiale di costruzione della chiglia. I più diffusi sono piombo e ghisa, che hanno comportamenti e rese decisamente differenti. Il peso specifico tra i due materiali è differente: quello della ghisa è minore, intorno ai 7 kg per decimetro cubo contro gli 11.34 del piombo. Che significa? Vuol dire che per raggiungere le stesse caratteristiche di peso serve più ghisa che piombo. Di conseguenza la chiglia realizzata in ghisa, a parità di peso e di pescaggio con quella in piombo, avrà un volume maggiore e questo determinerà maggiore resistenza idrodinamica quindi generalmente una barca più lenta.

Ma c’è un altro elemento a favore del piombo, la reazione agli urti. La ghisa non si deforma e un eventuale impatto verrà scaricato sull’intera struttura della barca, il piombo invece modifica la sua forma con un impatto violento e quindi, almeno in parte, ammortizza il colpo. In pratica se vi trovate a poter scegliere tra ghisa e piombo va preferito decisamente quest’ultimo.

Chiglia o deriva, come orientarsi nella scelta

Cosa scegliere tra chiglia fissa e deriva mobile quando si va in crociera? Chi si interroga tra queste due soluzioni ha evidentemente l’obiettivo di avere un pescaggio limitato. Ebbene, le barche con una deriva mobile integrale, di fatto, presentano un pescaggio ridotto al solo corpo dello scafo. Per qualsiasi altra soluzione, si adottasse anche una chiglia poco profonda, non si potrà mai avere un pescaggio inferiore al metro e mezzo.

Si potrebbe quindi propendere per la deriva. Ma oltre al meccanismo della deriva va anche tenuto in considerazione la zavorra, la quale nel caso di una deriva mobile integrale prende posto in sentina, e ne deriva quindi che, per aumentare il raddrizzamento, si è costretti ad aumentare la zavorra e quindi il dislocamento, così da avere delle prestazioni generalmente inferiori.

I fattori che fanno la differenza

Chi va in crociera e desidera poter raggiungere con la propria barca a vela anche le baie in cui l’acqua è più bassa, sarà portato verso una deriva mobile. Certo, così si mette una bella croce alle prestazioni boliniere. Di buono c’è che, abbandonando una volta per tutte la tentazione di adottare una chiglia profonda, praticamente un bulbo sospeso, si vanno a eliminare tutte le grandi tensioni che, per forza di cose, si creano lì allo scafo, dove la lama della deriva fissa si unisce al guscio della barca. Una deriva mobile richiede anche più manutenzione. manutenzione minore. In questa ci sono infatti più dispositivi e meccanismi, quindi una maggiore probabilità di rotture, a prescindere dagli urti.

Un buon compromesso è la chiglia lunga che in effetti si è tornati a usare qualche anno fa. Questa non presenta certo problemi di pescaggio, né di manutenzione e regala ottime prestazioni di bolina. La soluzione perfetta non esiste: è bene tuttavia conoscere in modo approfondito i pro e i contro di ogni alternativa prima di prendere una decisione.

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