
Navigare senza motore: come tornare a casa in caso di avaria
Di fronte a un motore che non funziona, dobbiamo necessariamente ricorrere alla radio per chiedere aiuto? A seconda delle circostanze, potremmo essere in grado di fare da soli.
Alcuni problemi ai motori diesel marini possono essere risolti facilmente in mare, ma cosa succede se il guasto non può essere riparato? Una situazione del genere può essere tra le più stressanti che uno skipper possa affrontare, quindi non sorprende che la prima domanda che gli balena in mente sia: “Devo chiamare aiuto?”. Se state faticando a riparare il vostro motore diesel, dovreste valutare l’idea di tornare a casa o, se possibile, in un porto vicino prima di chiamare i soccorsi.
Avere il motore in avaria durante un’imminente burrasca mentre ci si trova sotto costa oppure all’ingresso di un porto trafficato può essere una situazione rischiosa. In altre circostanze, tuttavia, un guasto al motore potrebbe rivelarsi poco più di un inconveniente che richiede solo un po’ di tempo e pazienza. Un piano d’azione appropriato dipenderà anche dalla vostra esperienza e da quella del vostro equipaggio.
Leggi anche: Motore di una barca a vela: componenti principali e funzioni

Motore fermo e brezze leggere: no problem
L’assenza di vento non mette necessariamente l’imbarcazione in pericolo immediato in caso di avaria al motore. Gli equipaggi di regate d’altura che devono completare il percorso senza usare il motore sono abituati a procedere con vento leggero. Inoltre uno spinnaker da crociera, un gennaker o un Code Zero vi permetteranno di procedere anche con la brezza più leggera. La calma di vento non dura mai per sempre, quindi vale la pena analizzare le previsioni meteo per capire quando potrebbe arrivare la brezza e per quanto tempo.
Se in caso di bonaccia, siete comunque riusciti a raggiungere l’ingresso del porto, potreste organizzare un tender che vi rimorchi per l’ultimo quarto di miglio fino a un ormeggio sicuro, piuttosto che chiedere assistenza agli operatori della struttura.

In emergenza usare i remi, il tender e le pinne
Remi lunghi e ben bilanciati permettono di spingere una barca anche di diverse tonnellate. I verricelli principali di uno yacht sono spesso ben posizionati per essere utilizzati come scalmi, impiegando un anello di cima per trattenere il remo.
Si possono improvvisare dei remi legati al mezzo marinaio e al tangone per superare zone senza vento in prossimità dei porti o per raggiungere una zona di vento vicina. Considerate che una barca fino a circa 4 tonnellate può essere spinta a remi in modo sorprendentemente efficace per brevi distanze. Un consiglio importante: non sedetevi a remare come su un dinghy: stando in piedi, infatti, tutto il peso del corpo può essere poggiato sui remi, riducendo notevolmente lo sforzo. Andando a remi aspettatevi di raggiungere fino a 3 nodi di velocità su una barca più piccola, e forse 1-1,5 nodi su una più grande.
Un’alternativa per i meno energici o per chi ha barche troppo grandi da muovere è quella di utilizzare il tender con il suo fuoribordo. In questo modo potete aspettarvi di raggiungere i 2-3 nodi. Come ultima risorsa si può anche spostare la barca a nuoto: in acque calme una persona nuotando solo con le pinne può per esempio muovere uno yacht di 45 piedi a 1,5 nodi.

Avaria al motore e vento forte
Molti guasti al motore della barca si verificano con vento forte, spesso quando si usa il propulsore per migliorare la velocità e l’angolo di bolina. Per un equipaggio già in difficoltà, questa può essere un’esperienza spaventosa. Fortunatamente è facile identificare situazioni di pericolo, come per esempio quando ci si trova in prossimità di una costa sottovento da cui la barca non riesce a uscire a vela, e quelle meno gravi, come quando non si riesce a raggiungere la destinazione prevista prima della bassa marea. In quest’ultimo caso, non rimane che navigare al vento verso un porto alternativo.

Entrare in porto senza motore
Raggiungere l’ingresso di un porto a vela è una cosa, ma raggiungere un ormeggio, un o un ancoraggio sicuro all’interno della struttura è un’altra questione. Ci sono molti porti in cui sono disponibili ormeggi o ancoraggi in acque relativamente aperte, facili da raggiungere a vela e che consentono diversi tentativi senza problemi. Tuttavia, ci sono anche porti e marina in cui è difficile o impossibile entrare senza motore anche per gli equipaggi più esperti.
La cosa fondamentale è assicurarsi di non mettere a repentaglio l’imbarcazione tentando qualcosa che metta a dura prova le proprie capacità. Spesso inoltre è possibile farsi trainare in porto o al distributore di carburante.

Avaria dell’entrobordo in spazi ristretti
Questa può essere una delle situazioni più adrenaliniche che si possano incontrare, e la strategia migliore è dettata dalle circostanze di ogni situazione. Spesso, la mia prima mossa ideale è non fare nulla e prendersi un po’ di tempo per riflettere sulle opzioni migliori, informare l’equipaggio e non farsi prendere dal panico. Ogni errore si paga caro. Se si issa la randa in acque ristrette, è fondamentale essere in grado di ammainarla in fretta.
Durante questo periodo di studio, si potrebbe anche ricevere l’offerta di essere trainati da un’imbarcazione di passaggio oppure scontattare un porto tramite radio Vhf e chiedere una mano, o ancora ci si potrebbe ancorare sul bordo del canale, lontano da ormeggi e traffico marittimo.

Esercitarsi a manovrare senza propulsore
La maggior parte dei guasti al motore deriva da una serie di problemi che possono essere risolti in pochi minuti, con un po’ di conoscenza e un modesto set di attrezzi e pezzi di ricambio. Tuttavia, ci sono casi in cui il problema è più grave e impossibile da risolvere in mare. In ogni caso è bene esercitarsi regolarmente a manovrare senza motore ed essere consapevoli di come risponde la barca.
NB: Foto apertura, photo credits: Sailing Stika.
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