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Parabordi, ecco come proteggono lo scafo da urti e strisciate

– 21 Marzo 2022 – Accessori di bordo

Accessori di bordo

Parabordi, ecco come proteggono lo scafo da urti e strisciate

Quando si sale a bordo di una barca a vela ormeggiata in banchina i parabordi che penzolano lungo le murate dello scafo sono una delle prime cose che salta all’occhio dell’equipaggio. Tutte le barche li hanno, senza eccezioni, e c’è una ragione precisa. Questi accessori sono molto preziosi e servono infatti ad ammortizzare e preservare la nostra imbarcazione al momento dell’ormeggio o dell’accosto. I parabordi evitano colpi in caso di urto con la banchina quando si entra o si lascia un ormeggio, così come nelle eventuali collisioni con altre barche ormeggiate. Preservano inoltre il bordo libero della barca da ammaccature, strisciate e abrasioni che oltre a intaccare vernici e gelcoat potrebbero causare danni strutturali allo scafo.

Proprio per far fronte a questi eventi la maggior parte dei parabordi sono gonfiabili e realizzati in robusto Pvc, un materiale altamente resistente alle abrasioni. Quanto alla forma ce ne sono vari tipologie. I più comuni sono quelli a forma cilindrica con alle due estremità due occhielli studiati per far passare le cime, mentre la valvola di gonfiaggio è posta nella parte superiore. La principale caratteristica di questi parabordi è quella di poter rotolare lungo la fiancata, quindi sono molto versatili, ma devono essere ben fissati sulle draglie per evitare di scappare via in caso di urto.

Parabordi

Tante forme per i parabordi: qual è la migliore?

Anche i parabordi a forma sferica sono piuttosto comuni ma hanno un ingombro maggiore. Come per quelli sferici, anche questi possono rotolare e oscillare lungo le murate dello scafo. Molto apprezzati dai velisti sono anche i parabordi piatti e rettangolari. Il vantaggio di questi ultimi è che restano fermi lungo lo scafo, occupano meno spazio e non essendo gonfiabili non hanno problemi di pressione. Infine tra i moderni parabordi ci sono quelli multiformi, per esempio a “V” per proteggere la prua oppure quelli disegnati per la protezione dello specchio di poppa sulle imbarcazioni a vela. Alcuni possono essere utilizzati anche come schienali o materassini prendisole, altri come gradini per salire a bordo. Ci sono anche interessanti parabordi a forma di scala o altri che si trasformano in sedile o in piattaforma galleggiante per fare il bagno.

Parabordi

Ecco come gonfiarli e sgonfiarli

Per quanto riguarda i modelli gonfiabili, la giusta pressione va da 0.15 a 0.2 bar, ma ciò dipende comunque dalle circostanze e dalla misura del parabordo. Attenzione: una pressione insufficiente limita la capacità del parabordo di offrire protezione, mentre una pressione eccessiva diminuisce l’ammortizzazione e il comfort. Per sgonfiare un parabordo viceversa basta spingere leggermente una penna o un qualsiasi oggetto appuntito ma non tagliente all’interno della valvola per far uscire l’aria.

Parabordi

Quanti parabordi per la sicurezza dello scafo?

Qual’è il giusto numero di parabordi di cui dotarsi? Bisognerebbe calcolare un parabordo ogni 2,5 metri di lunghezza della barca, quindi per una barca di 12 metri, sono sufficienti 7 parabordi: tre per murata, più uno da tenere pronto in caso di emergenza. Se frequentate porti molto affollati o non proprio perfettamente ridossati, potreste avere bisogno di qualche protezione in più: parabordi tradizionali aggiuntivi oppure angolari in modo tale da parare eventuali urti di prua e poppa.

Per quanto riguarda la giusta posizione del parabordo quando si ormeggia, dipende dalla forma del nostro cabinato. In una barca dalle linee classiche vanno messi al centro, mentre in un cabinato dalle linee più moderne con un baglio massimo arretrato saranno più spostati verso poppa. Una volta protetta la parte più larga, possiamo fissarne altri verso prua e verso poppa. L’altezza standard è quella che vede la testa del parabordo corrispondere con il bottazzo o la base della falchetta. Troppo bassi sono inutili, troppo alti al contrario richiano di saltare verso l’alto alle prime compressioni che si generano con la risacca.

La tecnica per fissarli a bordo da veri skipper

Per questo motivo è assolutamente importante fissarli correttamente. In che modo? In genere si utilizza il nodo parlato, chiamato anche “nodo del parabordo”. Si tratta di un nodo semplice che funziona bene quando è in trazione quindi, in questo caso, sotto il peso del parabordo. Una volta eseguito, lo si può “rinforzare” con una sicurezza, eseguendo un parlato ganciato oppure un mezzo collo. Per evitare di far cadere in mare in maniera accidentale il parabordo quando lo si fissa, è bene evitare di eseguire il nodo lasciando penzolare il parabordo all’esterno dello scafo. Basta prendere la giusta misura dell’altezza lungo la murata prima e poi annodare in sicurezza con il parabordo in coperta. Stessa procedura va utilizzata per quando si tolgono: prima si issano sulla coperta e poi si scioglie il nodo.

Sulla maggior parte delle imbarcazioni quando non si usano i parabordi occupano la maggior parte dello spazio all’interno dei gavoni e quasi tutti sono sempre piuttosto scomodi da riporre. Ma la sicurezza a bordo ha la priorità e non deve essere accantonata neanche in carenza di spazio di stivaggio. Avere un parabordo troppo piccolo è quasi come non averlo. In genere durante la navigazione si tengono in coperta, sul ponte o fissati alla battagliola ma all’interno di questa. Quando è necessario togliere i parabordi dalla coperta, non vi sono che due possibilità: riporli nei gavoni o in cabina.

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