Navigare lungo costa: fascino e rischi
La navigazione lungo costa ha meno eco nei racconti di mare e nella grande letteratura, ma in realtà è impegnativa e altrettanto suggestiva della grande altura. Oltre a essere un campo di prova per tutti i marinai che sanno bene come i rischi dell’andare in barca aumentano proprio a ridosso della terraferma: scogli, secche, traffico marittimo, onde e correnti.
Quando si pensa alla barca a vela e alle sue suggestioni di orizzonti infiniti, di tramonti mozzafiato, di viaggi avventurosi e non privi di rischi, come il maltempo o le burrasche, si fa quasi sempre riferimento alla navigazione d’altura. Le lunghe traversate, gli oceani, i giri del mondo sono del resto il paradigma ideale di quanti sognano di solcare il mare con il vento sulle vele. A contribuire all’idea che questo tipo di navigazioni siano quelle più belle e impegnative è la stessa letteratura di mare, i grandi romanzi di Melville, Conrad, Hemingway, London e così via. Per non parlare delle imprese dei grandi navigatori del passato come Bernard Moitessier, Joshua Slocum, Sir Francis Chichester, Vito Dumas, Eric Tabarly, solo per citarne alcuni. Ma sono anche le regate estreme, come il Vendée Globe o la Volvo Ocean Race a supportare un’idea romantica e sublime della navigazione al largo o come dicono gli inglesi “off shore”.
La navigazione lungo costa: molto più di quanto immagini
A noi diportisti comuni, mossi esclusivamente dalla passione a cui dedichiamo solo il tempo libero e le vacanze, non rimangono che le veleggiate e qualche crociera di breve respiro, insomma navigare lungo costa. C’è da dire, però, che seppure meno decantata da navigatori e regatanti professionisti, la navigazione costiera non solo è un “passaggio obbligato” di chiunque si appresta a praticare la vela, ma è spesso anche una scelta consapevole e tutto sommato molto gratificante. Permette infatti di ammirare dalla barca il paesaggio costiero, le rade, i ridossi nascosti, le riserve marine, le isole e gli isolotti a volte raggiungibili solo via mare. Non solo. Chi naviga lungo costa non è affatto da considerarsi un velista di serie B rispetto a chi si dedica alla navigazione d’altura. Veleggiare a ridosso delle coste, come sanno bene i velisti esperti, è in realtà tutt’altro che banale e anzi è proprio in prossimità delle coste che si formano le qualità e le competenze di un equipaggio e dove si mette alla prova l’esperienza di un comandante.
Scogli e secche: occhio alle batimetriche
Quando si naviga a ridosso di secche, scogli, baie, porti e canali, si mettono a frutto tutte le nozioni apprese nei corsi e sui manuali di vela o nel corso di studi per conseguire la patente nautica: si pratica la navigazione stimata, si determina la rotta, si prendono i rilevamenti, s’impara a “leggere” la costa e i suoi punti cospicui, si comincia a interpretare correttamente il meteo previsto dai bollettini e soprattutto s’impara a essere veri marinai, ad aguzzare i sensi per evitare rischi e pericoli, che per qualsiasi barca sia a vela che a motore sono proprio lì, in agguato nei pressi della terraferma.
Carte, portolani ed ecoscandaglio
Uno dei pericoli maggiori di chi va per mare è finire con la barca a scogli. Le minacce più subdole per un’imbarcazione che naviga lungo costa è rappresentata infatti dai bassi fondali, dalle secche, dai relitti semisommersi, così come dagli scogli invisibili dalla superficie dell’acqua. Ecco perché è importante, soprattutto quando si naviga in tratti di costa non perfettamente conosciuti, di tenere a bordo una carta nautica dettagliata e aggiornata del tratto di mare coinvolto e anche saperne interpretare i simboli, in particolare le linee batimetriche che segnalano la profondità dei fondali. In genere le carte nautiche segnalano scogli a fior d’acqua o coperti da meno di 2 metri d’acqua, rocce isolate, sommerse o semi sommerse, bassi fondali, secche e relitti affondati in parte emergenti o coperti da meno di 18 metri di acqua e così via. Come riconoscere questi pericoli? Quando la profondità è nota, di solito viene indicata da un circolo a pallini con al centro un numero che ne indica i metri.
Oltre a carte e portolani è sempre utile imbarcare anche un ecoscandaglio, un dispositivo prezioso che misura la profondità e il profilo dei fondali e che può essere utilizzato in assenza di altri strumenti di posizionamento per verificare e seguire le linee batimetriche riportate sulla carta.
Zone interdette, divieti e avvisi ai naviganti
Ogni navigazione, anche un semplice trasferimento da un porto all’altro veleggiando in prossimità della terraferma, andrebbe pianificato nel dettaglio a partire dalla conoscenza di eventuali divieti riguardanti quel tratto di mare. Presso le varie sedi della Capitaneria di Porto dislocate lungo il territorio si possono consultare tutte le ordinanze marittime locali e gli avvisi ai naviganti. In esse sono riportate le zone temporaneamente interdette alla navigazione a causa per esempio di regate, esercitazioni militari o lavori di posa di cavi sottomarini. I principali avvisi sono trasmessi anche su Radio Uno tutti i giorni alle ore 05,45 e alla radio Vhf delle stazioni costiere subito dopo il bollettino Meteomar.
Incroci con altre barche e traffico marittimo lungo costa
Stessa attenzione quando si naviga lungo costa va riservata alle previsioni meteorologiche, alla gestione dei turni di guardia al timone e in coperta, così come alle dotazioni obbligatorie previste dalla legge. Altro pericolo non meno importante sono i possibili incroci con altre unità in navigazione, soprattutto negli stretti, in prossimità di porti e canali e lungo le rotte del traffico marittimo commerciale e turistico. I nostri mari sono sempre più pieni anche di oggetti galleggianti alla deriva, come per esempio i container persi dalle grandi navi cargo.
La navigazione lungo costa nel nostro codice della nautica è anche soggetta a una serie di norme che bisogna assolutamente conoscere. Per esempio i limiti di navigazione. Le unità da diporto, dice la legge, non possono avvicinarsi troppo alla costa al fine di tutelare la salvaguardia dei bagnanti. È l’autorità marittima locale a disciplinare questi limiti con provvedimenti specifici, le cosiddette “ordinanze balneari”. In genere la navigazione a motore, ma a volte anche quella a vela, è vietata nelle acque comprese entro la fascia dei 200-300 metri dalla battigia tra le ore 8,30 e le 19,30. All’interno di questa fascia la navigazione è consentita solo alle unità a remi oppure anche ad altre unità vela e a motore ma rigorosamente dentro appositi corridoi delimitati da boe, detti “canali di lancio” all’interno dei quali la velocità dello scafo non può superare i 3 nodi per ragioni di sicurezza.
Bagnati, kiter e sub: tenersi a distanza
Occhi aperti poi devono tenere skipper ed equipaggio quando navigano in prossimità delle spiagge dove è facile incrociare altre imbarcazioni, come per esempio natanti, gommoni, piccole imbarcazioni da pesca, ma anche praticanti di sport acquatici come windsurf, kitesurf, diving e acquascooter. Durante questi momenti è bene sempre rimanere vigili in coperta, aumentare la vigilanza, assicurarsi di avere la visuale più ampia possibile e procedere a velocità di sicurezza in modo da manovrare prontamente in caso di necessità. Un pericolo a parte sono i sub. La legge a riguardo afferma che le barche devono navigare ad almeno 100 metri di distanza dalla apposita bandiera di segnalazione di un sommozzatore che è rossa con una striscia diagonale bianca.
Lo stesso mare lungo costa non è affatto meno pericoloso di quello al largo. Vicino alle coste infatti si formano correnti e onde che portano verso terra: l’avvicinamento non voluto alla terraferma o a secche e scogli a causa di questi elementi può essere estremamente rapido soprattutto navigando a vela e quindi richiede vigilanza attenta ed equipaggio pronto a manovrare. In caso di emergenza si può invertire la rotta, calare l’ancora, ridurre le vele, gettare in mare un’ancora paracadute o una spera.
Di notte mai abbassare la guardia
Infine c’è la navigazione notturna sotto costa, magica per certi versi ma anche molto temuta dai velisti più coscienziosi. Il buio è una brutta bestia per chi sta al timone. Oltre al problema di essere visti dalle altre barche è fondamentale individuare e interpretare le luci di via e i fanali speciali mostrati dalle varie unità. Ricordiamo che le luci di navigazione a bordo delle nostre barche si devono accendere dal tramonto all’alba se la visibilità è buona, altrimenti rimanere comunque accese. Infine è importante sapere individuare i fari, le vere sentinelle della notte marina, riconoscerne il periodo, ossia la durata dell’intera fase di luci ed eclissi, ma anche le fasi, cioè la durata di ogni singola luce e di ogni eclisse, tutti elementi riportati sulle carte nautiche.
Insomma a dispetto della sua scarsa letteratura suggestiva e avventurosa, in realtà la navigazione lungo costa sa mettere alla prova giovani diportisti e vecchi lupi di mare. Certamente non va sottovalutata, anzi impone molta pratica, esperienza e un approccio rigoroso. Il mare al largo o vicino alla terra ferma non fa sconti a nessuno.
David Ingiosi
Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come giornalista professionista per testate nazionali e internazionali.