Perché i moderni “Ring” hanno sostituito i vecchi bozzelli
Se vi capita di noleggiare un moderno cabinato a vela per le vostre vacanze e crociere vi accorgerete subito della loro presenza tra le attrezzature di coperta. Stiamo parlando dei cosiddetti “ring”, ossia degli anelli ad alto scorrimento che negli ultimi anni sono andati a sostituire bozzelli, grilli e moschettoni di bordo. Ma anche sartie, draglie e paterazzi. Insomma i “Ring” uno dei tanti componenti grazie ai quali si rivoluzionato il mondo di andare in barca secondo una filosofia improntata all’”easy sailing”, ossia facilità di manovra, zero problemi e massimo divertimento.
Per questo piacciono tanto ai velisti, perché sono semplici da usare, leggeri, non hanno pericolose parti in movimento e non si rompono. Ma piacciono molto anche agli stessi produttori di barche da charter, visto che rispetto alle attrezzature standard presentano costi di produzione più contenuti e facile installazione. Si trovano sia su piccole barche di 9-12 metri, ma anche su scafi di oltre 15 metri, più grandi e veloci.
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Dai Mini 6,50 alle barche da charter
Le prime applicazioni dei “Ring” sono state effettuate nella metà degli Anni 2000 a bordo delle barche da regata oceaniche. Si vedevano infatti sui Mini 6,50, sui Class 40 e sui 60 Open. Una volta collaudati nel mondo delle competizioni, nel 2007 sono stati protagonisti della prima commercializzazione di serie. Venivano chiamati “Low Friction Rings”, ossia anelli ad alto scorrimento. E di lì a breve hanno conquistato anche il mondo dei cabinati da crociera e quindi delle barche impiegate dalle società di charter.
Le applicazioni dei “Ring” a bordo
Dal punto di vista ergonomico i “Ring” si presentano come dei dischi in materiale composito con un foro centrale e una gola laterale. Ne esistono in realtà di varie forme e diametri per rispondere al meglio ai diversi usi di bordo. Possono infatti essere impiegati per la gestione del vang, oppure sul punto di mura del gennaker o del fiocco, lazy jack. E ancora sul paterazzo o come brancarella dei terzaroli. Insomma il “Ring” va bene ovunque vi sia un angolo di deviazione basso di una cima. In linea di massima i rigger scelgono il “Ring” in tutte quelle manovre correnti dove una perdita in termini di attrito è accettabile in vista di altri benefici: peso, costo, dimensione, durevolezza, resistenza.
I vantaggi delle fibre aramidiche
A moltiplicare il successo dei “Ring” e il loro apprezzamento da parte di chi va in crociera sono stati i nuovi materiali come Dyneema, PBO, Vectran, Polipropilene, Poliestere HT, Kevlar e tutte le fibre aramidiche che negli ultimi 20 anni hanno progressivamente sostituito l’impiego dell’acciaio in innumerevoli contesti di bordo, dall’attrezzatura di coperta al rigging.
Soprattutto a fare la fortuna dei “Ring” è stato però il Dyneema, una fibra molto resistente e rigida che essendo molto facile da piombare ha introdotto una serie di bozzelli, per così dire “legati”. Ma il Dyneema ha anche un altro vantaggio: è molto scivoloso ed è sfruttando questa qualità che sostituisce il classico bozzello. La legatura in questo caso non sostituisce solo i punti di attacco in acciaio, cioè grilli e moschettoni, ma la struttura stessa del bozzello. Un loop in Dyneema in pratica entra nel foro del mozzo centrale della puleggia e ne sostiene il carico.
Insomma tra i vantaggi riconosciuti dei “Ring” ci sono la resistenza, la leggerezza, la maggiore flessibilità, nonché il carico di trazione sopportato. Inoltre non si rompono e nemmeno perdono la loro proprietà di alto scorrimento. Sempre più velisti che praticano il charter ormai si fidano dei “Ring” e li adorano perché sono versatili, semplici da usare e danno molte più possibilità di godersi navigazioni e vacanze in sicurezza.