Equipaggio ridotto? Tranquilli, a bordo c’è l’autopilota
Oggi le barche sono piene di gadget tecnologici, dal chart plotter, al gps, al salpancora elettrico. Tra gli equipaggiamenti elettronici di bordo un posto di primo piano spetta però sicuramente al pilota automatico, un prezioso strumento che permette di tenere la rotta lasciando allo skipper e all’equipaggio la libertà di dedicarsi alle manovre o di svolgere altre mansioni in coperta o in quadrato. Tale libertà di movimento tuttavia non deve confondersi con una delega totale all’autopilota. Attivare questo dispositivo durante la nostra crociera in barca o un trasferimento infatti non vuol dire lasciare la conduzione della barca a sé stessa e la rotta a un destino casuale.
Anzi, il contrario.
L’impiego del pilota automatico richiede all’equipaggio e allo stesso skipper di tenere comunque la guardia alzata e una’attenzione costante e attiva sulla presenza di possibili ostacoli, eventuali incroci con altre barche e qualunque altro pericolo alla navigazione.
Com’è fatto un autopilota? Sistemi di autogoverno adattabili o integrati
Sicuramente il pilota automatico è una grande comodità e per certi versi rappresenta un aiuto indispensabile quando si naviga, soprattutto in caso di crociere con equipaggio ridotto o addirittura in solitario. Gli strumenti di ultima generazione poi sono sempre più precisi e sicuri e offrono un ottimo contributo alla sicurezza.
Ma come è fatto un autopilota? Gli autopiloti si dividono in due categorie, in base alla timoneria installata sulla barca: quelli concepiti per le imbarcazioni con timoneria a ruota, solitamente integrati, e i cosiddetti “Tiller pilot“, adattabili al timone a barra di scafi medio-piccoli e posizionati in pozzetto. Tra le maggiori aziende produttrici di autopiloti ci sono Garmin, Raymarine, Furuno e Simrad che nei loro cataloghi offrono modelli appositamente progettati per la navigazione a vela.
I componenti di un autopilota
Un autopilota integrato è composto di quattro parti: la bussola elettronica, il microprocessore interno, l’unità di potenza e l’unità di controllo. La bussola elettronica,esattamente come la bussola già installata a bordo, è un componente che sfrutta un campo magnetico per orientarsi, quindi è fondamentale che venga installata il più lontano possibile da altri campi magnetici che potrebbero alterarne il corretto funzionamento. Il processore provvede invece a confrontare il dato fornito dalla bussola elettronica con quello inserito dal timoniere e la differenza tra i due angoli viene trasmessa all’unità di potenza che riporta le correzioni di rotta al timone.
L’unità di potenza, meccanica o idraulica, è il componente che effettua fisicamente lo spostamento della pala del timone per tracciare la rotta. Infine c’è l’unità di controllo che serve a inserire e gestire i dati di navigazione.
Precisi, versatili e ricchi di funzioni
Negli ultimi tempi i produttori di sistemi di autogoverno si sono impegnati soprattutto a migliorare la potenza del meccanismo che corregge la barra per mantenere i gradi di bussola e la sua resistenza alle continue sollecitazioni, così come ad ottimizzare la sensibilità di risposta alle variazioni esterne e la precisione di rotta con margini di errore ridotti ormai a soli 2 gradi.
Tutti gli autopiloti sono equipaggiati con meccanismi di controllo del timone veloci e precisi, sono interfacciati con altri accessori di bordo, come per esempio il Gps e talvolta anche il radar, inoltre dispongono di spie acustiche che si attivano quando la barca va fuori rotta. Oltre alle funzioni base, tra gli optional disponibili c’è anche il trasmettitore dell’angolo del timone che indica su un apposito display l’inclinazione della pala e che può tornare utile per esempio per sapere se il timone è al centro o no. I modelli più complessi sono dotati anche di diverse modalità di navigazione che permettono per esempio di navigare verso un waypoint oppure mantenendo un angolo costante col vento, grazie all’integrazione con altri apparati di bordo come il Gps o il segnavento.
Governare la barca in piena libertà
Alcuni modelli più recenti hanno anche una interessante funzione Mob (Man overboard) integrata utile per il recupero di una persona caduta fuoribordo: in caso di incidente infatti spingendo un pulsante l’autopilota manovra per portare la barca nel punto esatto in cui è stato attivato. Una funzione utile poi a chi è appassionato di pesca e vuole tornare in acque che si sono rivelate particolarmente fruttuose è quella che permette di salvare in memoria le rotte già percorse.
Per la navigazione a vela i moderni autopiloti si dimostrano ancora più funzionali: oltre alla possibilità di impostarli per tenere conto del vento apparente e reale hanno anche dei sistemi per compiere virate e abbattute, nonché delle modalità anti scarroccio per compensare l’effetto del vento e delle correnti sulla rotta. Un’altra opzione preziosa è quella che permette di impostare l’autopilota per governare con vento forte modalità che permette allo strumento di auto calibrarsi in condizioni meteorologiche particolarmente intense.
Tutti i dati di navigazione sul display
Oltre alle modalità dedicate alla navigazione gli autopiloti sono progettati per essere facili da utilizzare. La parte principale con cui si interfaccia il velista è l’unità di controllo costituita da un display su cui sono riportati i vari dati e da una serie di pulsanti e manopole per inserire i parametri di navigazione. Gli schermi sono a colori, molto luminosi e garantiscono la lettura anche sotto la luce diretta del sole. Tra i componenti da affiancare all’autopilota uno dei più utili soprattutto nella conduzione in solitario è sicuramente il telecomando per il controllo a distanza.
Sulle piccole barche si può trovare invece un autopilota tipo Tiller Pilot. Progettati nei primi Anni 70, questi autopiloti sono installati direttamente in pozzetto e sono costituiti da un unico componente che contiene il braccio idraulico, il pannello di controllo e la bussola elettronica. Nel corso degli anni questi autopiloti a barra sono stati ottimizzati per migliorare nella precisione, diminuire il consumo di energia e la rumorosità. Tra l’altro possono essere collegati tramite rete Nmea con altri strumenti e operare utilizzando una bussola esterna o in modalità vento, ossia seguendo l’angolo di vento apparente.
Regolare le vele per l’autopilota
Ma come utilizzare l’autopilota per garantire il massimo delle prestazioni alla barca? Nonostante sia un componente tecnologico e in grado di lavorare in autonomia senza problemi, l’autopilota automatico può essere sicuramente agevolato nel suo lavoro dall’equipaggio, regolando al meglio le vele. Affinché il sistema di governo funzioni bene, sia che si navighi ad andature portanti, che al traverso oppure di bolina, è necessario evitare che la barca sia sovrainvelata. Una barca è sovrainvelata quando un aumento della spinta delle vele non fa più aumentare la velocità. In queste condizioni si avverte uno sbandamento eccessivo e la barca risponde male alla barra. Che sia manovrata a mano o dal pilota, la barra non è più sufficiente a far poggiare l’imbarcazione e occorrerà lascare la scotta della randa.
Navigare in condizioni di sovrainvelatura è deleterio per il pilota automatico, ma è anche scomodo per l’equipaggio e può portare a straorzate o strapoggiate e causare rotture anche gravi.
David Ingiosi
Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come giornalista professionista per testate nazionali e internazionali.