Burrasca improvvisa, prima regola: niente panico!
Affrontare un mare in burrasca è una delle grandi paure di chi naviga a vela, soprattutto per quei velisti che si dedicano alle crociere estive, alle gite nel week end e non hanno mai avuto esperienze di lunghe traversate o meglio ancora regate d’altura. Per molti di loro una delle azioni più difficili, ancora prima del gestire la situazione, è comprendere la vera entità della burrasca, o meglio, capire quando le condizioni del mare e del vento possono rivelarsi davvero pericolose. La percezione della burrasca infatti è anche soggettiva e varia in base al livello tecnico, alla personalità e alla personale esperienza di navigazione.
Molti diportisti in caso di maltempo fanno riferimento esclusivamente all’anemometro e confondono l’intensità del vento con la forza del mare. Un errore peraltro del tutto comprensibile da parte di un neofita, perché quando si è in mezzo al mare e si ha la responsabilità di una barca e di un equipaggio, soprattutto se non si ha una grande esperienza, è normale che un vento forte e un mare formato possano rendere ansiosi e indurre in errore.
Quando è davvero burrasca?
In realtà per giudicare obiettivamente la situazione meteorologica in corso occorre prima di tutto avere ben chiaro che tra un vento forte e un mare molto formato è il secondo a essere pericoloso, non il primo. Il vento infatti può soffiare anche a 30 nodi ma non dare alcun problema alla barca se il mare non è grosso e se le vele issate sono quelle giuste. Questa in ogni caso è la situazione che si presenta con più frequenza perché il mare per montare ha bisogno di tempo e di molto spazio. Un esempio pratico può aiutare a capire meglio: si tenga presente che un’onda generata da un vento di 25 nodi, per arrivare alla sua massima altezza che è di circa 3,5 metri, ha bisogno che il vento soffi a quella stessa intensità per almeno 11 ore e che questo si stenda su almeno 150 miglia di mare libero da ostacoli.
Visto che oggi le previsioni meteo sono molto precise e attendibili almeno fino a 48 ore e che le rotte che i velisti percorrono nelle crociere estive di norma non superano le 100-150 miglia in un’unica tratta, si può intuire come sia difficile per un velista incontrare un mare con onde molto alte. Ipotizziamo tuttavia che per una serie fortuita di condizioni avverse ci si trovi in una burrasca con condizioni tanto brutte da metterci in allerta: come reagire?
La paura del mare è il vero nemico
Il nemico maggiore in tali condizioni in realtà è proprio il panico che può venire allo skipper ma anche ai singoli membri dell’equipaggio. Immaginiamo una famiglia con bambini piccoli o il classico gruppo di amici. Quando non si ha alle spalle una buona esperienza di navigazione, se non si conosce a fondo l’imbarcazione su cui si naviga e non si è già sperimentato che questa può sostenere quel tipo di condizioni, farsi prendere dal panico non è cosa affatto rara, anzi, è quasi la normalità. Per questo tutti i libri di vela, gli articoli tecnici e i tutorial che spiegano come affrontare una burrasca indicano questo elemento come uno dei fattori più pericolosi in caso di cattivo tempo. Il panico si scatena a causa dello scenario che un mare burrascoso offre al velista: onde alte e gonfie che si susseguono l’una all’altra, creste di schiuma dappertutto, spruzzi in coperta, un vento forte che strapazza le vele ma anche le sartie, le scotte e tutto quello che non è ben rizzato a bordo.
Il rombo del vento, il cielo che si fa nero e le nuvole che si rincorrono, sono tutti elementi che creano una scenografia sinistra che riesce in breve ad avere il sopravvento sulla calma dello skipper e del suo equipaggio. Il panico può arrivare quando le onde arrivano a una certa altezza o se il vento raggiunge una certa intensità, ma anche molto prima. In realtà questo stato mentale è direttamente proporzionale all’esperienza dell’equipaggio e del comandante e alla propria attitudine a gestire le emozioni. Ci sono skipper che vanno nel panico anche con 20 nodi di vento e onde da 1,5 metri, mentre altri cominciano a preoccuparsi solo quando si arriva a 40 nodi di vento e onde di 3 metri. In questi casi gestire l’ansia e lo stress e fare in modo che la paura non offuschi le nostre capacità decisionali è assolutamente indispensabile. Una delle conseguenze dirette del panico è che questo è molto contagioso e si trasferisce rapidamente dallo skipper all’equipaggio, e viceversa.
Una tecnica geniale per ridurre la paura
Anche se si fa fatica a crederlo, in genere è proprio lo skipper il primo a entrare in panico di fronte a una burrasca. L’equipaggio infatti si fida del suo skipper o vuole fidarsi di lui per sentirsi sicuro, quindi vive le emozioni del momento un po’ come filtrate attraverso lo stato d’animo di questi. Se lo skipper si mostra calmo e rilassato anche se molto concentrato, l’equipaggio riuscirà a limitare la paura. Se, invece, lo skipper è agitato, nervoso e urla ordini che nessuno è pronto a eseguire, l’equipaggio facilmente cadrà a sua volta nel panico, rifiuterà di obbedirgli e diventerà un elemento di pericolo. Esiste tuttavia un espediente molto efficace per allentare la morsa delle emozioni ed è quello, se si sta navigando di bolina, di lascare le scotte, poggiare e prendere una bella andatura al lasco, anche se ciò significa allontanarsi dalla propria meta.
Passando dalla bolina al lasco, infatti, il vento sulla barca cala notevolmente perché il vento apparente si sottrae al vento reale e tutto si calma, il rumore si smorza e le onde fanno meno paura. La schiena di un’onda è molto meno ripida della sua parte frontale e questo la fa sembrare meno aggressiva. Se si sta bolinando a 6-7 con un vento reale di 20 nodi e a bordo il vento apparente è di circa 25 nodi, passando all’andatura al lasco, quest’ultimo scende repentinamente a 14-15 nodi e la situazione percepita cambia radicalmente.
Per questa ragione navigare almeno una buona mezz’ora di lasco permetterà a tutto l’equipaggio di calmarsi, riprendere consapevolezza delle proprie forze e soprattutto analizzare con più obiettività la situazione per decidere al meglio cosa fare.
David Ingiosi
Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come giornalista professionista per testate nazionali e internazionali.