Quanto è equilibrata la nostra barca?
Nonostante la stabilità di una barca sia un elemento molto importante ai fini della sicurezza della navigazione, spesso non viene neanche menzionata tra le caratteristiche tecniche dei cabinati a vela in circolazione. Un peccato, perché dovrebbe invece essere esaltata da cantieri e studi di progettazione insieme alle altre qualità marine, gli allestimenti e il comfort delle barche. L’equilibrio di uno scafo e la sua stabilità sono infatti fattori decisivi per la sicurezza in mare delle nostre crociere.
Il bravo skipper o il buon armatore tuttavia non dovrebbero essere così sprovveduti e anzi conoscere molto bene la stabilità della barca su cui navigano. Vediamo allora che cosa è esattamente la stabilità di una barca e come ne condiziona il comportamento in navigazione e la tenuta in mare.
Una barca stabile è una barca più sicura
Tra i requisiti fondamentali di un’imbarcazione ci sono: la sua galleggiabilità, la solidità, l’impermeabilità, la sua tenuta di mare , la governabilità, la velocità. Non meno importante è la stabilità dello scafo, ossia la sua capacità di riprendere la posizione di equilibrio o di navigazione appena cessano le forze che l’hanno modificata. Per esempio, passata la raffica che ha portato le crocette sull’acqua oppure l’onda frangente che ha sbandato lo scafo di oltre 90 gradi, questo dovrebbe riguadagnare al più presto il corretto assetto di navigazione.
La stabilità di una barca nasce soprattutto sul tavolo dei progettisti. Solo in minima parte dipende dall’equipaggio e dalla sua abilità a compensare con la corretta distribuzione dei pesi a bordo il bilanciamento della barca.
Un fattore importante anche sotto costa
La stabilità inoltre è una qualità fondamentale della barca, anche se ci navighiamo soltanto sottocosta e con tempo affidabile. Ci sono, infatti, molte variabili che possono aggravare o rendere più impegnativa del solito la nostra crociera: per esempio il mare e il vento, calmi al largo, possono diventare difficili sotto costa per via del l’orografia della stessa o per i fondali che si alzano; oppure ancora entrare o uscire dalla foce di un fiume richiede a volte una stabilità dello scafo di tutto rispetto per il gioco strano delle correnti, le onde incrociate, e così via.
Esaminiamo ora la stabilità della barca nei suoi aspetti più diversi: di forma e di peso, statica e dinamica. Stabilità che può essere trasversale e longitudinale anche se è intuitivo che qualsiasi monoscafo ha una stabilità minore in senso trasversale, infatti sarà ben più difficile capovolgersi nel senso prua-poppa che per murata.
La stabilità statica e l’angolo di capovolgimento
La stabilità statica non prende in considerazione il moto ondoso e influisce sulla capacità di raddrizzamento dello scafo supponendo uno stato di quiete e una sola forza esterna in azione: la spinta del vento sulle vele e sull’opera morta. La stabilità statica si ricava dalla forma e dal peso dello scafo. Per verificarlo iniziamo guardando la nostra barca e osservando che la carena si immerge in acqua progressivamente fino a quando non sposta per farsi posto un volume d’acqua uguale al peso totale della barca. A questo punto esistono due forze statiche che agiscono: il dislocamento o peso e la spinta di galleggiamento data dal liquido spostato. In questa situazione c’è equilibrio perché le forze sono esattamente uguali, agiscono sulla stessa direzione, ma in senso opposto l’una all’altra. Il risultato è uno scafo in perfetto assetto orizzontale.
Il diagramma della stabilità statica delle moderne imbarcazioni mostra a 30 gradi di sbandamento uno scafo con una coppia di stabilità raddrizzante positiva ma ancora piccola; a 60 gradi di inclinazione siamo invece al massimo della coppia raddrizzante, mentre a 90 gradi si nota una ridotta capacità raddrizzante, infatti le due forze (peso e spinta) hanno un braccio molto ridotto anche se sono ancora dalla parte giusta per raddrizzare lo scafo. Invece a 120 gradi le due forze sono sulla stessa linea, senza braccio, quindi l’equilibrio è molto instabile, ovvero lo scafo è pronto al capovolgimento e la sua forza la raddrizzante è zero. In altre parole a questo angolo basta una piccola spinta per capovolgere la barche. A tale angolo si da il nome di angolo di capovolgimento.
Con onde e vento, serve stabilità dinamica
Per conoscere al meglio la stabilità della nostra barca dovremmo poi porci una serie di domande: quanta stabilità abbiamo? Da quali fattori o forme dipende? Che differenza pratica c’è tra stabilità statica e dinamica? A quale angolo di sbandamento da il massimo del potere raddrizzante e a che angolo si esaurisce lasciando capovolgere la barca? E infine se lo scafo arrivasse a capovolgersi di 180 gradi conservando robustezza, impermeabilità e quindi galleggiamento, la stabilità consentirebbe o intralcerebbe la capacità di una qualsiasi onda successiva di riportarci in assetto dritto e normale? Sono tutte domande che dobbiamo porci se vogliamo conoscere bene il cabinato che usiamo, i suoi limiti e quindi le sue qualità marine.
Ricordiamo che, salvo rari casi di navigazione sotto costa, con forte vento da terra se il vento aumenta, incrementerà anche il moto ondoso se pure progressivamente e lentamente: se per esempio c’è molto fetch, un vento costante forza 7 monterà un mare 6 anche se ciò richiederà almeno 60-70 ore di persistenza. Anche se le onde al largo con vento di burrasca sono navigabili con gran parte delle barche da crociera moderne, andando sotto costa oppure avendo una forte corrente contraria al vento o transitando su una zona di profondità in forte diminuzione, lo stesso moto ondoso potrà assumere una ben diversa conformazione con onde più ripide, pericolose e violente. Per affrontarle con successo la barca deve avere molta tenuta, quindi qualità ben maggiori di una semplice stabilità statica.
La prova suprema di stabilità è il mare stesso
È a quel punto che entrano in gioco anche il beccheggio e il rollio dello scafo o ancora il movimento di innalzamento dello scafo su una cresta. Quindi è indispensabile una stabilità della barca anche dinamica che attenui i movimenti dello scafo mantenendoli entro certi limiti.
Insomma la stabilità, sia statica che dinamica, è legata a scelte progettuali per cui si può ricavare direttamente dai disegni della barca pur avendo poi la prova della verità in mare. Certamente per noi crocieristi la stabilità è un fattore di sicurezza determinate e dovrebbe essere ben nota a ogni armatore o skipper che navighi seriamente o voglia conoscere la tenuta di mare del proprio cabinato. Ma come fare per avere un diagramma di stabilità della propria barca? Semplicemente chiedendo al venditore o al progettista. Solo infatti confrontando i diagrammi di barche simili possiamo avere una sera indicazione di cosa scegliere per una migliore tenuta di mare.
David Ingiosi
Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come giornalista professionista per testate nazionali e internazionali.