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Sicurezza dell’equipaggio: una lezione dall'industria aeronautica

– 20 Aprile 2022 – Vita a bordo

Vita a bordo

Sicurezza dell’equipaggio: una lezione dall’industria aeronautica

Come migliorare la sicurezza dell’equipaggio di una barca a vela ed evitare l’errore umano? Preziosi spunti possono venire dal mondo aeronautico dove il fattore umano è stato studiato per anni al fine di ridurre al minimo gli errori.

La sicurezza e il benessere dell’equipaggio e dell’imbarcazione in crociera sono la responsabilità principale di ogni skipper. Senza eccezioni. Eppure è quasi impossibile trovare rapporti ufficiali di incidenti in mare che non attribuiscano il fallimento della sicurezza a bordo a un certo grado di errore umano e alla rottura della comunicazione tra comandante ed equipaggio, a volte con risultati catastrofici. Quindi, cosa stiamo sbagliando nel mondo della vela?

Per rispondere a questa domanda potrebbe essere utile guardare al mondo dell’aviazione che ha riconosciuto e affrontato l’impatto del “fattore umano” sull’attività di volo per quasi 40 anni. Con un singolo aereo passeggeri che trasporta fino a 800 persone, eliminare l’errore è assolutamente critico.

Leggi anche: Come essere un bravo skipper: la comunicazione

La sicurezza a bordo è uno sforzo collettivo

Già dal 1981 la United Airlines ha introdotto l’addestramento Crew Resource Management (CRM), per cercare di migliorare la sicurezza concentrandosi sulla comunicazione interpersonale, la leadership e il processo decisionale nella cabina di pilotaggio di un aereo di linea. Il modello CRM ha avuto un tale successo che da allora è diventato parte integrante della cultura della sicurezza aerea.

Nell’industria marittima, e specialmente nello yachting, c’è ancora l’immagine dello skipper scontroso che prende le decisioni difficili e agisce da solo. Questo è molto diverso dall’approccio delle compagnie aeree, dove il lavoro a bordo è considerato uno sforzo integrale dell’equipaggio con molte deleghe. Un equipaggio coinvolto in realtà contribuisce molto al successo di qualsiasi viaggio, a vela o in aereo. Qualsiasi skipper può facilmente sperimentarlo. Come? iniziando con il briefing dell’equipaggio, chiedendo un feedback e delegando i vari compiti a bordo per mantenere ciascun membro coinvolto. Nel frattempo fa una panoramica della situazione e controlla i progressi.

Anche nella nautica deve formarsi sul “fattore umano”

Anche la Maritime and Coastguard Agency ha introdotto i programmi cosiddetti “Human Element of Leadership and Management” alla sua formazione professionale nel 2013, con l’obiettivo di affrontare il fatto che l’80% degli incidenti nautici sono il risultato di un errore umano. Stessa cosa fa da qualche anno la UKSA, rinomato centro di formazione nautica britannica con sede sull’isola di Wight.

Esattamente come la formazione CRM dell’industria aeronautica, il corso HELM è progettato per dare struttura a un argomento che è spesso soggettivo e per fornire modelli e tecniche che possono essere applicate a livello pratico.

Come formare un equipaggio capace e affiatato

Far parte di un equipaggio non è facile. Ci vuole coraggio per chiunque per mettersi in una posizione di vulnerabilità, che va di pari passo con la decisione di imparare una nuova abilità, come navigare a vela, o di unirsi a un team non familiare. Il ruolo dello skipper, da questo punto di vista, è quello di riconoscere l’impegno di ogni membro dell’equipaggio e di aiutarlo a raggiungere il suo potenziale.

Uno skipper, specie quelli che lavorano per le società di charter, ha il compito di costruire regolarmente team efficaci partendo da zero. Questi possono variare enormemente, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: creare un gruppo affiatato e cercare di ottenere la migliore esperienza possibile per tutti a bordo.

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Creare la giusta atmosfera a bordo

Creare la giusta atmosfera inizia con la prima impressione. Dimenticare i nomi di chi è a bordo per esempio è già un brutto segno. Se si vuole il rispetto dell’equipaggio, il minimo che si possa fare è prendersi un momento per ricordare il nome di una persona. Se si ha difficoltà in questo allora si può trovare un metodo che aiuti la memoria. Si può per esempio chiedere ad ogni membro dell’equipaggio di raccontare qualcosa di unico su sé stesso quando si incontra per la prima volta. Questo può aiutare non solo a ricordare un nome per associazione, ma anche a rompere il ghiaccio.

Un buon comandante deve anche imparare ad ascoltare veramente. Spesso gli skipper pensano in anticipo a tutto quello che devono fare prima di partire secondo uno schema prestabilito. Ma sarebbe più giusto anche ascoltare attentamente ciò che ogni membro dell’equipaggio racconta di sé stesso e le sue esigenze.

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Rispettare la “carta dell’equipaggio”

Creare una serie di valori di squadra darà il tono giusto alla crociera. Questi valori condivisi dovrebbero essere elaborati come esercizio di gruppo e approvati da tutti. Una sorta di “carta dell’equipaggio” che fornisce un riferimento e un obiettivo quando le cose vanno male e crea le basi per la dinamica a bordo. Sarebbe bene registrare questa carta dell’equipaggio nel diario di bordo in modo da potervi fare riferimento. Le regole di base stabilite dal team forniscono un prezioso punto di riferimento anche per risolvere eventuali conflitti e incoraggiano un approccio democratico verso la sicurezza e il benessere generale.

Creare una cultura a bordo che incoraggi il feedback senza rimproveri è essenziale per appianare i problemi mentre il team continua ad evolversi. Inizialmente il desiderio di adattarsi farà emergere naturalmente il meglio di tutti. Tutto fila liscio quando il gruppo si sente a suo agio. Ma con le pressioni della normale vita a bordo le crepe nell’equipaggio possono iniziare a formarsi. Queste crepe devono essere affrontate rapidamente prima che minaccino l’integrità del gruppo che si è costruito insieme.

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Democrazia no, ma responsabilizzare l’equipaggio sì

Tutti noi abbiamo un’immagine di leadership, ma un buon skipper modificherà il suo stile in base alla situazione. In una crisi abbiamo bisogno di uno stile autoritario con istruzioni e linee guida specifiche. Non c’è tempo per la democrazia quando c’è un incendio a bordo. Al contrario, quando si sviluppa un membro del team in un normale scenario quotidiano, uno stile più partecipativo può funzionare meglio, facendo domande e incoraggiandolo a pensare da solo.

Quando un membro dell’equipaggio dimostra la sua piena capacità, non è produttivo gestirlo in tutto e per tutto. Invece una semplice direzione genererà un rispetto reciproco. La responsabilità può essere un potente strumento motivazionale nelle giuste circostanze.

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Serve una cultura della sicurezza dell’equipaggio

Perché tutto questo è importante? È necessario che l’equipaggio si senta autorizzato a riferire problemi di sicurezza o errori, anche quando non c’è stato alcun incidente, senza paura di ripercussioni. Questo può accadere solo in una cultura non colpevolizzante. Il mondo della vela potrebbe trarre beneficio dall’adozione di questa mentalità: c’è una grande differenza nella cultura della sicurezza tra l’industria marittima e quella delle compagnie aeree. Dopo un incidente marittimo si parla di colpe e della possibilità di essere perseguiti. Nelle compagnie aeree si può essere perseguiti solo per cattiva condotta o grave negligenza, non per aver commesso un errore per quanto disastroso sia il risultato. Quando tutti gli errori sono discussi apertamente, si riducono le possibilità che lo stesso errore si ripeta.

L’obiettivo in mare come in cielo è scoprire cosa è andato storto, perché è successo e agire per evitare che si ripeta. Se una persona commette un errore, la stessa cosa potrebbe quasi certamente accadere a chiunque altro.

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