Quegli errori da evitare a bordo
Chi non è avvezzo alla vita di bordo può incorrere in una serie di errori che riguardano le manovre, l’utilizzo di attrezzature o degli spazi, ma anche i rapporti personali e l’etichetta marinaresca. Ma ci sono una serie di errori che si compiono in barca in cui incappano anche i professionisti della vela. Da tutti, per fortuna, s’impara.
Quando si naviga su un mezzo complesso e sempre in movimento come un cabinato a vela, gli errori sono sempre in agguato. Ignoranza, inesperienza, erronea valutazione delle proprie abilità e delle condizioni ambientali o ancora mancanza di buon senso.
Sono tanti i motivi per cui a bordo si commettono degli errori. Alcuni sono insignificanti o banali, altri invece possono avere effetti disastrosi. In mare sono proprio le piccole disattenzioni a provocare i danni più grandi, a mettere a rischio la barca o a minare la convivenza dell’equipaggio. L’arte della navigazione del resto non s’improvvisa e anche lo skipper più preparato non è immune dal compiere errori.
Gli stessi grandi navigatori del passato o gli skipper professionisti a volte incappano in errori da principianti. Per esempio, qualche anno fa la navigatrice francese Florence Arthaud è caduta in mare di notte mentre navigava in solitario e si è salvata solo grazie al cellulare che teneva nella tasca della cerata. Ma anche un vero e proprio mito della vela come Eric Tabarly è scomparso in mare per la stessa disattenzione. Per non parlare di Bernard Moitessier o Francis Joyon che sono finiti a scogli con la propria barca per un banale colpo di sonno.
Gli errori da principianti in barca
Sbagliando s’impara, come dice il famoso adagio e allora anche un piccolo errore può diventare una lezione preziosa per imparare a navigare. Del resto le più prestigiose scuole di vela internazionali come Les Glenans o la Uksa negli ultimi anni hanno cominciato ad adottare sempre più spesso metodi di insegnamento che passano anche attraverso l’errore. Ma quali sono gli errori più comuni che si commettono a bordo? In realtà ce ne sono un’infinità e possono riguardare la vita a bordo, le manovre, l’uso degli impianti, l’ormeggio o la sicurezza, ma anche i rapporti personali e l’etichetta marinaresca.
Molti errori sono attribuibili alla poca confidenza con la vita in barca oppure alla scarsa abitudine a navigare. Sono i classici errori da principiante che commettono per esempio coloro che per la prima volta scelgono una crociera a vela. C’è chi si presenta con le scarpe con i tacchi, assolutamente fuori contesto a bordo, oppure con la piastra per stirare i capelli che mette a dura prova il voltaggio dell’impianto elettrico. C’è chi porta il trolley che non entrerà mai in cabina e chi al primo colpo di vento perde in mare occhiali e cappello per non averli assicurati con un cordino. Altro errore da neofita è innescare il mal di mare scendendo sottocoperta con mare mosso oppure lasciare oblò e finestrini aperti in navigazione e ritrovarsi con il letto e i vestiti in cabina completamente inzuppati.
Azioni maldestre, leggerezze e disattenzioni
Alcuni errori sono semplicemente frutto di azioni maldestre, come per esempio cucinare in navigazione e rovesciare pentole e manicaretti sulla cuscineria del quadrato. Altri riguardano una cattiva gestione delle risorse che a bordo, che lo ricordiamo, sono sempre preziose: non si può lavarsi i denti lasciando il rubinetto aperto oppure lasciare il frigo aperto per un tempo infinito. Errori sempre più biasimabili sono quelli che hanno a che fare con la sostenibilità ambientale: buttare in mare oggetti di plastica, sacchetti, mozziconi di sigarette o comunque oggetti non biodegrabili oltre a essere un atto contrario alla sensibilità ecologica è rischioso perché questi rifiuti possono occludere l’aspirazione del motore.
Alcune disattenzioni in barca possono anche costare molto care. Provate a buttare la carta igienica nel wc e ve lo ritroverete intasato in pochi secondi, così come dimenticare una presa a mare aperta vi farà imbarcare acqua da sgottare. Un brutto errore è certamente accendere il motore con una cima filata a poppa che andrà inevitabilmente a incastrarsi nell’elica oppure eseguire male il nodo parlato e perdere un parabordo in navigazione. Sempre in tema di nodi, sbagliarli può compromettere una manovra oppure un ancoraggio o ancora perdere il tender portato a rimorchio.
Anche i professionisti sbagliano
Errori banali in navigazione possono essere deleteri e portare a incidenti fisici. Un classico esempio è il colpo di boma per chi resta in piedi in pozzetto durante una strambata oppure non indossare calzature adeguate mentre si manovra il verricello dell’ancora o ancora battere la testa mentre si esce dal tambùcio.
Al di là delle disattenzioni e degli errori da principianti, la complessità della navigazione a vela comporta un livello di guardia che spesso anche gli skipper professionisti non rispettano. Sono in molti per esempio a non indossare i giubbotti di salvataggio e non agganciarsi alla jack-line quando si naviga con vento forte e mare formato oppure di notte. Altri errori gravi riguardano la valutazione delle previsioni meteorologiche oppure la navigazione in prossimità di scogli e bassi fondali. Troppo spesso ci si affida alla tecnologia dei dispositivi come il Gps o l’ecoscandaglio e si perde confidenza con carte nautiche e squadrette quando c’è un black out. Errori evitabili sono per esempio quelli di non prevedere pezzi di rispetto importanti da utilizzare in caso di emergenza o di avaria, come un timone di fortuna o la girante per la pompa di raffreddamento del motore. Ma anche quelli dovuti ai controlli di routine non effettuati e rimandati: manovre difettose, impianti antiquati, corrosione, etc. La maggior parte di questi inconvenienti si risolvono con un minimo di preparazione prima di partire.
Ormeggio: una palestra di errori
A seguire le statistiche di incidenti a bordo di una barca si scopre che una vera fucina di errori, distrazioni e defaillance sono proprio le manovre in porto e gli ancoraggi in rada. Non è un caso, perché si tratta quasi sempre di operazioni delicate svolte vicino a ostacoli, banchine e altre barche che con venti e correnti possono rendere la vita dura al diportista, anche esperto. C’è inoltre un altro elemento da non sottovalutare: l’ansia che le manovre di ormeggio possono generare a noi diportisti.
Alcuni degli errori più comuni in fase di ormeggio sono la velocità elevata dell’imbarcazione durante l’ingresso in porto o l’accosto in banchina, la scarsa conoscenza dell’effetto evolutivo dell’elica del motore, la posizione corretta dei parabordi o ancora la regolazione errata della tensione dei cavi di ormeggio.
Nella maggior parte dei casi l’errore a bordo si riduce man mano che si aumenta il tempo in barca, che cresce l’esperienza, che aumenta la confidenza con la vita a bordo, le manovre, gli impianti, le risorse da gestire. Da un errore, sia piccolo che grande, si trae sempre un insegnamento, che in mare è ancora più prezioso.
David Ingiosi
Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come giornalista professionista per testate nazionali e internazionali.