Rischi e soluzioni dell’ancoraggio affiancato in rada
L’ancoraggio affiancato è una tecnica che si utilizza quando due o più barche vogliono sostare alla fonda in rada attaccandosi l’una all’altra. È un tipo di ancoraggio utilizzato soprattutto dalle flotte di charter o nelle crociere in flottiglia per stare vicino agli altri equipaggi e fare festa. In realtà questo particolare tipo di ormeggio non è immune da rischi e andrebbe realizzato per brevi periodi e solo a condizione che il tempo sia buono, stabile e la baia scelta per la sosta sia ben riparata.
Se è vero infatti che qualunque ormeggio in rada di per sé nasconde dei pericoli anche per una singola barca, a maggior ragione i rischi aumentano quando diversi equipaggi decidono di dare fondo con le loro barche le une attaccate alle altre. In questo caso gli eventuali errori sulla scelta del punto dove calare l’ancora, sul calumo filato e il modo in cui le singole barche siano concretamente assicurate l’una all’altra avranno conseguenze più gravi. Soprattutto occorre conoscere da parte degli skipper coinvolti le giuste tecniche per sostare affiancati.
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I rischi: sfregamento degli alberi e ancore incattivate
Vediamo innanzitutto quali sono i pericoli specifici dell’ancoraggio affiancato e come tentare di risolverli. Il primo rischio dell’ancoraggio affiancato è lo sfregamento stesso degli scafi tra loro che potrebbe causare danni alle barche e agli stessi equipaggi a bordo, specie durante i trasbordi da una coperta all’altra. Tale sfregamento pericoloso si presenta soprattutto nel caso ci sia risacca e al manifestarsi di tale fenomeno l’insieme di barche andrà sciolto senza esitazione e ogni scafo dovrà dare fondo all’ancora proprio a debita distanza dagli altri. Anche altre imbarcazioni in transito, gommoni e navi di passaggio possono aumentare le oscillazioni delle barche affiancate, quindi bisognerà evitare di sostare con questa configurazione nelle rade prossime a zone ad alta densità di traffico marittimo.
Il secondo rischio dell’ancoraggio affiancato sono le ancore e le relative catene molto vicine tra loro. Se il vento gira, infatti, le barche ruoteranno naturalmente e le ancore si intrecceranno l’una con l’altra. Situazione potenzialmente ancora più pericolosa in caso di rafforzo del vento perché le barche coinvolte non saranno libere di prendere il mare con la necessaria rapidità e questo le renderà più vulnerabili. Immaginate di essere costretti a liberare tre o quattro ancore incattivate le une con le altre quando si è già alzato un po’ di mare e gli scafi cominciano a beccheggiare.
Il terzo rischio per le barche affiancate è quello di avere gli alberi e le crocette molto vicini, soprattutto in caso di barche di dimensioni molto simili. Gli alberi come è noto rappresentano il punto più debole della barca negli ancoraggi affiancati e anche in condizioni di mare molto calmo c’è sempre la possibilità di un’onda alzata da una barca o un motoscafo che passa al largo, per far rollare la flotta. In questo caso le oscillazioni degli scafi potrebbero causare lo sfregamento dei rig delle barche tra loro con danni alle sartie o alle stesse crocette.
Soluzioni: ancoraggio parziale, alternato e a tridente
Per evitare questi inconvenienti si possono utilizzare diversi accorgimenti. Per esempio una tecnica prevede che solo alcune barche della flotta gettino l’ancora, mentre le altre, pur assicurate alle rimanenti barche, rimangano libere dal fondale. Questo permetterà loro di allontanarsi rapidamente nel caso in cui il vento dovesse rinforzare o cambiare. Un’altra tecnica prevede che tutte le barche affiancate calino l’ancora a prua in modo da avere tutte le catene parallele, mentre le due barche che si trovano alle estremità opposte possono filare ciascuna un’ancora anche a poppa. Questo eviterà all’insieme di barche di ruotare in caso di rotazione del vento. Un’altra tecnica efficace consiste nel realizzare un ancoraggio alternato. Inizia la barca guida mettendosi alla fonda, la seconda e la terza barca, si pongono al lato destro e sinistro della prima con la prua e la catena rivolta nella direzione opposta alla barca guida. Le barche a seguire si mettono sempre con la prua in senso contrario a quella della barca che gli sta a fianco. In questo modo l’insieme di scafi avrà una serie di ancore in una direzione o un’altra serie nella direzione opposta, il che non gli permetterà di ruotare al girare del vento. Il sistema di ancoraggio a prue alternate è anche il migliore per quanto riguarda la posizione degli alberi che, in questo modo, rimangono tutti ben distanti l’uno dall’altro.
Un’alternativa ancora più sicura è il cosiddetto ancoraggio a tridente che però può essere limitato a due, massimo tre barche. In questo caso la prima barca a dare fondo è quella centrale, mentre le due barche laterali eseguono la stessa manovra, ma, invece di gettare l’ancora vicino a quella dell’unità centrale, la faranno scendere in acqua a 15-20 metri da questa e poi si uniscono alla prima imbarcazione. Così facendo le tre ancore saranno disposte a tridente, da cui deriva il nome della manovra.
Momento delicato: il disormeggio
Nel momento del disormeggio in un ancoraggio affiancato, è necessario che le barche lascino l’insieme della flotta una per volta iniziando dalle più esterne. Ciò è ancora più importante nel caso in cui si debba lasciare la baia velocemente per il peggiorare delle condizioni meteo o il sopraggiungere della risacca. Al momento del disormeggio dell’ancoraggio a tridente invece per gli skipper sarà sufficiente sciogliere le cime che tengono la zattera insieme e le imbarcazioni si allontaneranno le une dalle altre, posizionandosi ognuna sulla direttiva della propria ancora. Altri suggerimenti preziosi per gli equipaggi sono quello di non provare mai a scostare le barche con i piedi o con le mani con il rischio concreto di ferirsi e avere sempre almeno due persone a bordo che al momento necessario, sono incaricate di slegare le cime che trattengono la barca.
David Ingiosi
Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come giornalista professionista per testate nazionali e internazionali.